

Legge’n’Diario
Questo progetto nasce come naturale sviluppo della mia attività di autore di saggi, articoli e guide tecniche. Ma prima di spiegare a cosa serve il Legge’n’Diario voglio raccontare come è nato questo nome.
Il giorno stesso che ho deciso di avviare la progettazione del sito ho detto alle mie figlie di nove anni: – Su, forza, aiutatemi a dargli un nome. Qualcosa che racconti in sintesi cosa faccio, che parli di leggi, di normative, ecc.. Dopo dieci secondi una se ne esce con Leggendario. Ah, bello, bellissima parola. Però io non mi chiamo Dario… Sarebbe stata una bella combinazione tra “Legge” e “Dario”. Aspetta! Se mettiamo una “i” dove dico io… salta fuori LeggenDiario. Questo sì va bene! Se poi mettiamo la “n” tra due apostrofi come in Rock’n’Roll, o Rythm’n’Blues, uniamo la “Legge” con il “Diario”, il racconto quotidiano di ciò che accade nel mondo del diritto. Manca solo un bel sottotitolo sostanzioso, che cominci con “Cronache giuridiche…”. E così abbiamo creato addirittura un chiasmo, una figura retorica (se esiste ancora qualcuno che sa di cosa parlo): “Legge” sta a “giuridiche” come “Diario” a “cronaca”. Grazie a mia figlia, che ha permesso tutto questo. Aggiungere che scrivo dai bassifondi della società digitale è stato un niente.
Per il resto, avevo bisogno di arricchire i miei scritti con qualcosa di diverso dalle centinaia di saggi e articoli tecnico-giuridici apparsi finora. Mi serviva qualcosa di più fluido, di più personale, di più diretto e comprensibile, che si potesse leggere stando seduti al tavolino di un bar o sul sedile di un autobus. Chi vorrà approfondire con più calma troverà le indicazioni per farlo. E allora ecco l’idea di creare un blog per raccontare storie, commentare fatti, affrontare questioni giuridiche, economiche e sociali dal punto di vista di chi lavora nei bassifondi, e cioè a contatto diretto con le persone, le loro aspettative, i loro sogni. Contro chi pretende di scrivere le regole dal chiuso delle segrete stanze. Da leggere seduti al tavolino di un bar, sul sedile di un autobus o sul divano di casa…
La libertà dello scrivere
La consapevolezza di dover campare d’altro che non fosse la scrittura, se pensiamo a come viene considerata oggi la produzione di contenuti editoriali, oltre ad essere stata la salvezza economica della mia famiglia di nascita e anche di quella che mi sono costruito dopo, mi ha permesso di conquistare da subito l’obiettivo più importante: la libertà dello scrivere. Come dimenticare le parole di Enzo Biagi, quando disse: sulla mia tomba vorrei scritta questa frase: “Ha scritto quello che poteva, mai quello che non voleva”. Ebbene, dai bassifondi in cui mi accontento di stare io, mi sono permesso di girare la frase di Biagi al contrario, storpiandola anche un po’: scrivo quello che voglio, mi leggerà chi può.
Inizi di scrittura segreta
Sono nato a Mantova nel 1977. Fin da piccolo ho coltivato una passione segreta per la scrittura. Segreta nel senso che sono sempre stato consapevole che la mia principale attività sarebbe stata un’altra. Insomma, sapevo che avrei risolto il problema di arrivare alla fine del mese in un modo diverso dal vendere i frutti della mia passione. Tuttavia, pur dovendo rinunciare alla carriera di scrittore o di giornalista a tempo pieno, la scrittura mi ha sempre cercato, o meglio inseguito, in tutto quello che ho fatto, e con il passare del tempo ha preso sempre più il sopravvento.
Il mio primo articolo, se così si può dire, risale a quando ero ancora alla scuola materna, nei primissimi anni ‘80. Il Presidente Pertini, Craxi e Fanfani erano i personaggi di un’improbabile vicenda di cronaca politica della prima Repubblica, di cui io leggevo i passaggi più scottanti, insieme a diversi errori di ortografia, davanti ad un televisore spento. In fondo al pezzo, la firma di Emilio Fede, allora volto indiscusso del TG1 delle venti. I miei genitori mi spiavano dalla stanza accanto, sbalorditi e forse un po’ preoccupati.

La scrittura, sempre al mio fianco
Ho detto che la scrittura mi ha affiancato in tutte le attività della mia vita. Ed è stato effettivamente così. Da ragazzino tenevo una sorta di diario, che da qualche parte esiste ancora, in cui raccoglievo pensieri, poesie, brevi racconti dei sogni che facevo, esercizi di scrittura e imitazioni dello stile dei grandi autori che stavo leggendo: Stendhal, Pirandello, Marquez, Svevo e tanti altri. Invece di studiare sui libri di scuola, divoravo letteralmente “La Voce” di Indro Montanelli e il mensile “King”, da tempo scomparsi, che assorbivano buona parte del mio tempo libero. Poi, durante l’Università, ho collaborato per breve tempo alle pagine culturali della Gazzetta di Mantova, scrivendo una quarantina di articoli, che però non ho mai inserito nell’elenco delle mie pubblicazioni. In quel periodo, sempre a Mantova, ho iniziato ad interessarmi di questioni giuridiche legate alle attività commerciali ed economiche in generale, supportando un’associazione di cittadini ancora attiva da quelle parti. Anche qui con numerosi interventi scritti e articoli.
La libertà dello scrivere: cosa ho fatto per arrivarci
Abbiamo detto che la libertà dello scrivere si raggiunge slegando la scrittura dai condizionamenti economici. E allora, ecco il mio percorso. Subito dopo la laurea in Giurisprudenza, ho iniziato ad occuparmi di legislazione del commercio e diritto della concorrenza, prima nel mondo associativo e poi come funzionario pubblico. Nel 2003 entro nella Pubblica amministrazione a seguito di un concorso pubblico. Fino al 2006 sono responsabile del gruppo tecnico per il Piano del Commercio della Provincia di Mantova, progetto premiato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al ForumPA 2005. Poi mi trasferisco in Emilia Romagna e divento vicesegretario comunale e responsabile SUAP in alcuni comuni del bolognese. Dal 2008 al 2010 sono componente dell’Osservatorio per le liberalizzazioni presso il CERMES – Università Bocconi. Dal 2010 partecipo a diversi tavoli istituzionali nell’ambito della digitalizzazione del procedimento amministrativo. Dall’aprile 2014 sono responsabile dello Sportello Unico Attività Produttive per i dieci Comuni dell’Unione Appennino bolognese e vicesegretario comunale.
La mia attività divulgativa, tra formazione e pubblicazioni
I frutti delle mie ricerche, le tante questioni affrontate e i risultati raggiunti finora sono raccolti in oltre 500 pubblicazioni tra studi, saggi ed articoli apparsi su siti internet, quotidiani nazionali e riviste specializzate nella disciplina statale e regionale in materia di commercio, attività produttive, concorrenza, edilizia, diritto amministrativo, igiene degli alimenti e P.A. digitale.
Dal 2009 tengo corsi di formazione anche per grandi Comuni su tutto il territorio nazionale. In particolare, nel corso del 2018 sono stato docente per il programma VITAMINA D – Digital trasformation in P.A., che mi ha visto impegnato per un mese intero a parlare di SUAP digitale e diritto amministrativo per i Comuni di Venezia, Padova e altre importanti realtà del Veneto.
Sono co-autore del volume “Liberare la concorrenza – lo stato dell’arte delle liberalizzazioni nel terziario in Italia”, Egea, Milano, 2010. La passione per l’amministrazione digitale è sfociata in un volume intitolato “Il nuovo procedimento amministrativo digitale”, Maggioli Editore, Rimini, 2017. Inseguendo un’altra passione, quella per la nascente economia collaborativa in ambito gastronomico, ho pubblicato sempre con lo stesso editore “Home restaurant & dintorni – Come si fa ad avviare un’attività di gastronomia domestica”, 2017. Nella sezione multimedia ho pubblicato il video di presentazione e l’intervista. A distanza di alcuni anni, queste pubblicazioni evidenziano ancora tutto il loro carattere innovativo e pionieristico.
Le pubblicazioni e la formazione rappresentano ovviamente la parte più stimolante del mio lavoro, una sorta di angolo sperimentale in cui nascono idee e progetti che poi si riversano come valore aggiunto anche nella mia normale attività lavorativa. Oltre al confronto con i colleghi, lo stimolo più grande deriva dal rapporto continuo con cittadini, associazioni e imprese.
Non si finisce mai di conoscersi: la poesia
La voglia di scrittura ha sempre più facce, e la passione per la letteratura mi h portato a sperimentare una produzione anche in campo poetico. Ma prima di tutto viene la lettura, la voglia di scoprire gli autori, la storia e le esperienze che hanno attraversato la poesia del Novecento, un secolo ricchissimo di fenomeni letterari spesso difficili da inquadrare. Ho iniziato per gioco, per passatempo, e poi la presenza della poesia è diventata sempre più importante. Continuando a coltivare la poesia e a scriverla, le prove dei primi anni si sono evolute in lavori sempre più puri, percorrendo una strada in continuo cambiamento verso qualcosa d’altro. Negli ultimi anni sono nate un centinaio di liriche, alcune delle quali hanno ottenuto premi e riconoscimenti speciali in concorsi letterari anche di livello internazionale, come il Premio Città di Ascoli Piceno, il Premio I Colori dell’Anima e altri. Tutto questo lo considero un punto di partenza. Molti dei primi tentativi sono stati fortemente rimaneggiati, altri accantonati, nella consapevolezza che per migliorarsi occorre fare un distillato dei primi lavori, cercando di ricavare il meglio, in vista di un’evoluzione ulteriore.

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