Sono più di vent’anni che lavoro nella burocrazia italiana. E considerato che ho appena superato i quaranta, posso dire di lavorare da sempre in questo ambiente. Va molto di moda dire che la burocrazia è inutile, che va eliminata.
Chi dice questo non sa di cosa parla. È infatti grazie ad essa che è possibile gestire la società in tutte le sue sfaccettature e garantire un minimo di diritti, per quanto siano molte le cose che non vanno. Chi tuona contro la burocrazia è spesso la stessa persona che invoca controlli e verifiche sul vicino di casa che ha costruito un muro o ha iniziato una nuova attività. Da questo banale esempio possiamo capire quanto la tanto vituperata burocrazia sia in grado di condizionare le nostre vite, soprattutto se vogliamo che intervenga a nostra difesa.
Sono anche consapevole dei tanti mali creati dalla burocrazia. Dei diritti negati, degli abusi, delle ingiustizie, dei poteri occulti, del ripetersi di riti inutili e autoreferenziali, dell’enorme distanza che separa i “palazzi” dalla “piazza”. Quando ho iniziato la mia attività collaborando con associazioni e comitati, era questo il mondo contro cui mi sono dovuto scontrare. E adesso, dopo tanti anni, è ancora così.
Quando dico che le regole sono scritte da persone chiuse nelle segrete stanze è a questo che mi riferisco, al divario che separa le scelte di oscuri governanti dalle concrete esigenze dei cittadini, dai loro veri bisogni, dalla realtà in cui vivono.
Ho visto nascere tante riforme che nelle aspettative dei loro promotori dovevano servire a cambiare le cose. E ne ho visto puntualmente il fallimento proprio per l’incapacità di sintonizzare la fase attuativa sulla vera vita dei cittadini.
Pur essendo parte del sistema, pur essendo anch’io un ingranaggio della macchina amministrativa, la mia è una battaglia quotidiana a servizio dei cittadini, per affermare i loro diritti nei confronti delle tante burocrazie che invece si sentono dall’altra parte della barricata, esercitando i loro poteri come una clava e dimenticandosi che il fine ultimo degli apparati pubblici è servire la società.
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