Disobbedire alle leggi dello Stato? Se lo dice lo Stato…

Sembra strano, ma a volte è proprio lo Stato a dire di non applicare le sue leggi. E’ quanto accaduto con le norme del decreto Rilancio in tema di rinnovo automatico delle concessioni per il commercio su area pubblica, una delle materie tra le più ostiche e tormentate della nostra burocrazia.

In sostanza, il decreto ha eliminato l’obbligo di assegnare le concessioni previa gara pubblica, autorizzando i Comuni al rinnovo automatico nei confronti degli attuali titolari degli spazi. L’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, chiamata in causa da Roma Capitale, non ha mancato di rilevare che le citate norme presentano seri dubbi di compatibilità con il diritto europeo. Innanzitutto perché l’esclusione dell’attività del commercio su aree pubbliche dal campo di applicazione del D. Lgs. n. 59/2010 contrasta con la puntuale individuazione dei settori esclusi prevista dalla Direttiva Servizi, senza lasciare margine di discrezionalità agli Stati membri. Tale elenco, in quanto reca una eccezione a un principio di liberalizzazione riconosciuto, deve essere interpretato in maniera tassativa. Ne discende, pertanto, che le disposizioni introdotte dal decreto Rilancio non appaiono più coerenti con la fonte sovraordinata, ovvero con la Direttiva Servizi. Inoltre, la necessità di prevedere una durata limitata alla concessione e di seguire criteri di aggiudicazione trasparenti e non discriminatori costituisce un principio generale dell’ordinamento europeo, volto a evitare preclusioni all’accesso al mercato e indebite restrizioni della concorrenza. A tal proposito, l’Autorità cita l’esempio della Direttiva europea 2014/23 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, la quale stabilisce per le concessioni di durata superiore a cinque anni occorre motivare la necessità di prevedere una durata eccedente relativamente al periodo di recupero degli investimenti effettuati e di ritorno sul capitale investito in condizioni operative normali.

In conclusione, l’Autorità ha ritenuto che le modifiche apportate dalle norme del decreto rilancio si pongano in violazione delle disposizioni costituzionali ed eurounitarie, poste a presidio della libertà di iniziativa economica e a tutela della concorrenza, in quanto idonee a restringere indebitamente l’accesso e l’esercizio di un’attività economica. L’Autorità ha infine invitato il Comune a ricorrere allo strumento della disapplicazione delle norme nazionali per contrarietà con la disciplina e i principi di diritto europeo a presidio della concorrenza, adottando una disciplina delle procedure di assegnazione delle concessioni di posteggio coerente con i menzionati principi in materia di durata, criteri di selezione e assenza di rinnovi automatici.

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